Notule

 

 

(A cura di LORENZO L. BORGIA & ROBERTO COLONNA)

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XVII – 28 marzo 2020.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: BREVI INFORMAZIONI]

 

Candidato vaccino contro SARS-CoV-2 realizzato dal gruppo del vaccino anti-MERS. Sarah Gilbert, Andrew Pollard e colleghi del Vaccine Group della Oxford University e del Jenner Institute della Oxford University, che in precedenza avevano realizzato un vaccino per l’immunizzazione attiva contro il coronavirus della MERS (Middle-East Respiratory Syndrome), hanno messo a punto un “vaccino candidato” per la protezione da SARS-CoV-2, che impiega un vettore vaccinico adenovirale di scimpanzé (ChAdOx1), ossia un mezzo ad elevata sicurezza adottato per altri vaccini, in più di dieci differenti patologie infettive, su pazienti con patologie croniche come il diabete mellito, e in tutte le fasce di età, da bambini di una settimana di vita a novantenni.

Il team è attualmente impegnato in un febbrile lavoro per lo sviluppo del vaccino, al termine del quale si potrà entrare nella Fase I dei clinical trials; pertanto, chiede di non essere contattato in questa fase che precede il reclutamento dei volontari. Se tutto procede ad elevato ritmo per la produzione, si prevede l’inizio della sperimentazione clinica in tarda primavera. Naturalmente, si comprende che le speranze di poter ridurre i tempi per intervenire in questa drammatica fase di emergenza, inducano molti responsabili sanitari a tentare l’ampliamento della base di ricercatori e tecnici impegnati nello sviluppo del vaccino. [Source: Oxford University & Neuroscience News, March 21, 2020].

 

Agire sulla dopamina per regolarizzare disturbi del ciclo negli elefanti africani (Loxodonta africana). Le alterazioni di secrezione della prolattina sierica nelle femmine di elefante africano (Loxodonta africana), sia per eccesso che per difetto, sono abbastanza frequenti e causano anomalie del ciclo ovarico, con numerose conseguenze patologiche. In altre specie animali questo tipo di alterazione causa infertilità. Il controllo della secrezione di prolattina ipofisaria da parte della dopamina ipotalamica che agisce da inibitore fisiologico è stato considerato rilevante in queste sindromi. Tina L. Dow e colleghi hanno sperimentato la somministrazione orale di cabergolina, quale agonista dopaminergico, e domperidone come antagonista, per il trattamento, rispettivamente, dell’iper-prolattinemia e dell’ipo-prolattinemia. I due trattamenti sono riusciti a correggere con efficacia l’eccesso e il difetto di secrezione della prolattina, anche se non sono riusciti a ristabilire la perfetta normalità del ciclo ovarico. [Dow T. L. et al. J Zoo Wildl Med. – AOP doi: 10.1638/2019-0017, 2020].

 

Il Seminario Permanente sull’Arte del Vivere prosegue a distanza per l’obbligo di rimanere a casa. L’argomento sviluppato questa settimana dal presidente prof. Giuseppe Perrella e dalla prof. Monica Lanfredini è esposto nel saggio pubblicato contestualmente nelle “Note e Notizie” col titolo: “Nella storia delle parole etica e senso ci vincolano agli altri”.

Lo studio linguistico è stato condotto seguendo gli insegnamenti magistrali del nostro compianto e illustre socio onorario, professore Aniello Gentile, al quale si dedica il lavoro di questa settimana, per onorarne la memoria. Lo sviluppo delle tesi, secondo la cultura e la prassi del seminario, è stato sviluppato dagli autori del saggio, in attesa dei contributi degli altri soci partecipanti.

 

 

Qui di seguito, come da richiesta, si ripubblicano gli aggiornamenti precedenti sulla ricerca finalizzata all’ottenimento di terapie per COVID-19.

 

 

Dall’Università di Utrecht l’anticorpo monoclonale che neutralizza SARS-CoV-2. La scorsa settimana non abbiamo fatto in tempo a trasmettere per la pubblicazione di sabato la buona notizia che viene dal gruppo di Frank Grosveld dell’Università di Utrecht che, in collaborazione con l’Erasmus Medical Center, ha ottenuto un anticorpo monoclonale in grado di bloccare il meccanismo molecolare del coronavirus SARS-CoV-2. In una comunicazione a commento del risultato Grosveld ha scritto che se fosse stato più giovane si sarebbe messo a ballare sui tavoli dalla gioia.

Lo studio è in corso di peer review da parte della commissione della rivista Nature ed è condiviso sulla piattaforma online BioRxiv. A differenza degli anticorpi monoclonali come il tocilizumab, che bloccano l’interleuchina 6 riducendo i danni prodotti dal processo infiammatorio patologico che si sviluppa nel contesto della polmonite interstiziale, o degli altri farmaci che si sono rivelati in grado di favorire la guarigione riducendo i sintomi (v. qui sotto) con un meccanismo non bene definito, questo anticorpo monoclonale sembra in grado di impedire l’entrata del virus nelle cellule, precludendone la replicazione e decretandone la morte.

Sembra siano in corso di sviluppo sinergie necessarie a proseguire la sperimentazione e lo sviluppo come prodotto farmaceutico secondo un iter i cui tempi potrebbero essere abbreviati dal reclutamento del maggior numero possibile di laboratori e dall’estensione della base di trial necessari per l’uso clinico. [BM&L-Italia news 14 marzo-20 marzo 2020].

 

Aggiornamento COVID-19: l’anticorpo monoclonale tocilizumab efficace in pazienti gravi. Dopo la sperimentazione effettuata in Cina, l’anticorpo monoclonale tocilizumab (o atlizumab) che agisce sull’interleuchina 6 risultando efficace in vari processi infiammatori e alterazioni patologiche, è stato somministrato anche in Italia agli affetti da COVID-19 in terapia intensiva. A Napoli, Paolo Ascierto, oncologo esperto nella terapia del melanoma dell’Istituto Senatore Pascale di Napoli e direttore della sezione “Terapie Innovative”, lo ha impiegato con successo nel trattamento di 4 pazienti (al momento in cui scriviamo è stato somministrato a 6 pazienti, tra cui un medico) e, con colleghi dell’Ospedale Cotugno, ha proposto l’adozione del tocilizumab in tutti i presidi ospedalieri italiani secondo un protocollo di trattamento sperimentale denominato “Tocivid-19”.

Ai sei pazienti in terapia intensiva a Napoli, uomini di età compresa fra i 51 e i 67 anni, giovedi se ne sono aggiunti altri due. La molecola è già impiegata nella terapia dell’artrite reumatoide, nell’artrite idiopatica giovanile, nell’encefalite limbica con anticorpi anti-CASPR2, nell’arterite di Takayashu con associata coronaropatia, e in altre patologie. Il protocollo, previsto per una sperimentazione su almeno 250 pazienti, è stato inviato da Paolo Ascierto, Enzo Montesarchio, Franco Perrone e Roberto Parrella all’Aifa per l’approvazione. I medici napoletani stanno condividendo la loro esperienza con i colleghi di Milano, Bergamo, Fano, Piacenza, Modena, Conigliano veneto, Roma, Bari e Lecce.

In tutta Italia sono già stati trattati più di dieci pazienti (non abbiamo ricevuto conferma sul numero esatto dei pazienti in Lombardia), seguendo il modello della sperimentazione condotta con successo all’Ospedale della University of Science and Technology of China su 21 pazienti. Come da dati pubblicati, Wang Dong-Xiang ha riferito anche direttamente ai colleghi italiani la guarigione di 20 su 21 dei trattati. Questo dato incoraggiante e la più che decennale esperienza nell’immunoterapia oncologica presso l’Istituto Pascale hanno indotto all’uso del tocilizumab Ascierto e colleghi, che già avevano usato farmaci anti-interleuchina 6 per la sindrome da rilascio di citochine che segue il trattamento con cellule Cart-T di alcune neoplasie. [BM&L-Italia 13-03-2020].

 

Aggiornamento COVID-19: la clorochina fosfato risultata efficace nella polmonite. La clorochina fosfato, un vecchio farmaco impiegato per il trattamento della malaria, ha mostrato efficacia, con un accettabile grado di sicurezza, in una sessione di trattamento sperimentale multicentrico della polmonite associata a SARS-CoV-2 (COVID-19), in Cina.

La clorochina sarà inclusa nella prossima versione delle Linee-Guida del NHC della Repubblica Popolare Cinese per prevenzione, diagnosi e trattamento della polmonite causata dal nuovo coronavirus. [Gao J., et al. Biosci Trends. AOP – doi: 10.5582/bst.2020.01047, 2020].

 

Aggiornamento COVID-19: efficacia di Lopinavir/Ritonavir in un paziente coreano. Il terzo paziente diagnosticato in Corea di infezione da COVID-19, un uomo di 54 anni impiegato nel settore dell’abbigliamento, è stato trattato secondo un protocollo di associazione Lopinavir/Ritonavir (Kaletra, AbbVie) da Lim e colleghi in Corea del Sud. Il trattamento ha ridotto significativamente il carico di β-coronavirus e ha fatto registrare titoli bassi o nulli del virus. [Lim J. et al. Journal of Korean Medical Sciences. AOP – doi: 10.3346/jkms.2020.35.e79, 2020].]DALLE NOTULE DEL 14-03-20.

 

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BM&L-28 marzo 2020

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